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“Perché?” una delle fasi che tutti noi, crescendo, attraversiamo, è il cosiddetto Periodo del Perché.
Perché ti chiamo così? Perché oggi fa freddo? Perché quella macchina è rossa? Perché, perché, perché…
Crescendo la quantità di domande che esprimiamo verbalmente diminuisce, ma non il bisogno e nemmeno la sete di risposte che abita il nostro cuore, che vive dentro di noi. Il fatto di porsi delle domande è un segno di maturità, vuol dire che il nostro cervello funziona, che non siamo delle persone che vivono solo di impulsi e di scelte dettate dall’istinto, ma che hanno bisogno di ricercare il senso, ossia il significato più profondo delle cose, potremmo dire la direzione verso cui camminare.
Se oggi ci domandassimo (probabilmente lo abbiamo già fatto):
“Perché questo virus?”.
“Perché in Italia ci sono più di 31.000 persone contagiate e più di 2.000 morti?”.
“E nel mondo perché i contagi risultano più di 200.000 e i morti chissà quanti?”.
E poi perché, perché, perché…..
Una serie di perché tutti legittimi e anche di più, ma bisogna andare oltre. Ciò vuol dire che nella vita non sempre si può pensare di comprendere tutto quello che vorremmo (e forse anche tutto quello che avremmo diritto di conoscere), ma per vivere al meglio bisogna fare un salto: passare dalla sacrosanta fase del Perché alla “fase del Come”.
“Come posso vivere questo momento?”.
“Come mi devo comportare per poter essere utile agli altri?”.
“Come devo tutelare la mia salute e, di conseguenza, anche quella degli altri?”. “Come pormi perché possa imparare e avere una lezione di vita da tutto questo?”.
Quando abbiamo la pazienza e la forza di passare dal perché al come vuol dire che stiamo maturando e crescendo, diventando sempre di più dei ragazzi capaci di imparare dalla vita e di costruire un mondo che sia realmente migliore!
Buona notte a voi e alle vostre famiglie, don Marco!