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Carissimi,
questa sera vi raggiungo per una piccola riflessione riguardo la Parola di Dio di oggi, in particolare sulla prima lettura.
Il profeta Geremia paragona il beato, l’uomo che confida nel Signore, ad un albero piantato lungo un fiume, una pianta che in ogni momento può attingere acqua tramite le sue radici e che, anche nella calura e nella siccità, non secca, ma continua a portare frutto. Con un po' di fantasia possiamo immedesimarci in quell’albero e chiederci: le mie radici sono solide o poco profonde? Verso quale acqua sono protese? Di cosa mi nutro e in chi ripongo la mia fiducia? Il profeta ci invita ad attingere a quell’acqua viva che è Dio, riponendo la nostra fiducia soltanto in lui. In questi giorni di “calura e di siccità”, privati delle nostre abitudini e certezze, magari un po' spaventati ed agitati, siamo certi che il Signore non ci ha abbandonato? Continuiamo a dialogare con lui sentendolo vicino, affidandogli ogni cosa? Egli ci ha promesso che, soprattutto nei momenti più difficili, è sempre con noi e non ci lascia.
Approfittiamo di questo tempo decisamente quaresimale, per affondare le nostre radici in lui, per rinsaldare il rapporto di amicizia con questo Dio che per noi vuole essere acqua che ristora e che dona la vita vera.
In attesa di poterci riabbracciare, vi saluto con affetto.
Paolo Torella