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A piedi scalzi, con un tamburello in mano: così si respira il profumo del Cielo. È quello che ho imparato nei quattro giorni di campo appena trascorsi con i ragazzi egiziani e sud sudanesi di Zeitun. Qui un pezzo di cielo lo si conquista ballando e cantando.
Il tema che ci ha accompagnato è stato quello dell'ascolto, lo stesso dell'estate ragazzi conclusa la settimana prima. Mi ha fatto sorridere dal primo giorno questa "coincidenza": ci viene chiesto di ascoltare la voce di Dio attraverso quella degli altri e forse solo ora, verso la fine di questa esperienza, stiamo capendo che l'ascolto vero è quello nato dalla connessione tra sguardi e cuore. Della ventina di parole sentite e comprese ne abbiamo guadagnate mille di più in gesti concreti che abbiamo provato a dare e che in gran misura abbiamo ricevuto.
Il vero ascolto lo stiamo sperimentando nella custodia attenta di ciò che ci viene affidato, quelle storie, quelle vite estremamente fragili e indistruttibili che il Signore e Don Bosco ci hanno affidato in questo mese.
Per questi giorni di campo siamo stati in un albergo messo a disposizione da una chiesa per i ragazzi e le ragazze cristiane del Cairo. È un grande edificio che, ai nostri occhi, non pareva un granché ma che agli occhi dei nostri ragazzi era il più bel luogo immaginabile: 3 pasti al giorno, un letto, un bagno in camera. Cose scontate nella nostra quotidianità ma estremamente grandi nella loro. Alla fine del campo i ragazzi hanno condiviso quali erano i "frutti del campo", ciò che si portavano dietro da quei quattro giorni. C'era una bella piscina e tutti ci aspettavamo che i ragazzi ne parlassero. Nessuno. Nemmeno un ragazzo o un bambino ha parlato della piscina. "Ho mangiato 3 volte al giorno", "ho ascoltato di più il Signore", "il momento più bello è stato quando mi sono liberata dai miei peccati"... E tanti altri. Queste le cose che hanno colpito i nostri ragazzi: le cose essenziali.
Alcuni bambini, chiacchierando con me, mi raccontavano un po' più in profondità dettagli della loro vita, dei propri fratelli e sorelle, alcuni morti a causa di "qualche malattia che aveva fatto male al fegato", del fatto che un letto non tutti lo hanno a casa e men che meno un bagno con doccia e che il pasto, quando va bene, lo si fa una volta al giorno. Il respiro mi si è strozzato in gola, mi sono bloccata per qualche istante, io, abituata così tanto alla realtà consumistica delle mie giornate.
A piedi scalzi, con un tamburello in mano: così ho imparato a "camminare con i piedi per terra e col cuore abitare in Cielo".
Sara Melis