Premessa
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“I
genitori hanno il diritto di veder
riconosciuto il loro ruolo primario nell'educazione dei loro figli. I genitori hanno il dovere di educare i loro figli
in modo responsabile e di non trascurarli”. “I genitori hanno il dovere di educare i
loro figli nel senso di responsabilità
gli uni verso gli altri, per costruire un mondo umano” (Carta europea dei
diritti e delle responsabilità dei genitori).
Rispettare il figlio.
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Il Rispetto è il sentimento
di stima e di considerazione della dignità e del valore di una persona. Il
bambino è una persona, la cui dignità e valore non dipende da noi, ma è
connaturale al suo essere. In chiave cristiana: “Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho
chiamato per nome: tu mi appartieni. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché
sei degno di stima e io ti amo” (Isaia 43,1s). Ogni uomo è frammento di Dio. Il figlio non è in funzione nostra, non ci appartiene, appartiene a se
stesso, è di se stesso.
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Questo fatto esclude
ogni prevaricazione, ogni manipolazione, ogni proiezione dei propri sogni nella
persona dei figli e degli
scolari. Amare il
figlio significa in primo luogo rispettare la sua originalità, e il rispetto,
che è la chiave universale per
entrare nel mondo dei piccoli, non può essere scisso dall’accettare
una realtà diversa dalla propria.
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Imparare allora a prendersi del tempo per
osservare i figli e capire che cosa cercano di dirci, di comunicarci, ma soprattutto
imparare ad ascoltarli per insegnare loro ad ascoltare. E’ la strada del dialogo la vera pedagogia che farà
diventare uomini e donne quei bambini che abbiamo accolto, amato, cresciuto.“Bisogna
perdere tempo per guadagnarne”.
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Non pretendere da loro più
di quanto possono dare per evitare di creare dei complessi di
inferiorità, personalità frustrate. Un
brano del Piccolo Principe ci aiuta a
capire meglio l’affermazione. Il piccolo Principe incontra un re e
pensando che un re può tutto, può ordinare e ricevere da chiunque obbedienza, gli
chiede con grande desiderio : «Vorrei tanto vedere un tramonto... Fatemi questo
piacere... Ordinate al sole di tramontare...». Il re nella sua grande sapienza risponde: «Se ordinassi
a un generale di volare da un fiore all'altro come una farfalla, o di scrivere una
tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino;
e se il generale non eseguisse l'ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?» «L'avreste voi!», disse con fermezza il piccolo principe. «Esatto. Bisogna esigere da ciascuno
quello che ciascuno può dare»,
continuò il re. «L'autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione».
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I figli, gli scolari possono dare tutti la stessa
cosa? Certamente no! E allora, perché esigiamo a volte così tanto senza
renderci conto delle differenze? I figli, i bambini non sono fatti in serie,
ogni uomo è un universo.
· Non lo rispettiamo quando diciamo: “Non capisci niente” … quando lo strattoniamo in strada come fosse un sacco di patate. Quando, adolescente, gli leggiamo il diario, Quando non gli parliamo o lo paragoniamo, quando lo strumentiamo per salire noi su un gradino più alto (Che bravo papà! Che brava mamma!).. Quando non lo collochiamo al primo posto nella gerarchia dei valori … prima il bambino e poi il pavimento pulito, l’attenzione all’automobile, al cane, alla serata con amici o amiche.
Educare al rispetto.
· Essendo il rispetto un'entità astratta, il solo modo per farlo capire è l’osservazione reciproca dei comportamenti. “Gli uomini, mentre insegnano, imparano”. (Seneca).
· Insegnare il rispetto significa che anche i genitori chiedono scusa se sbagliano senza pensare che il loro ruolo sia esente da errori; dicono "per favore" e "grazie"; salutano per primi quando rientrano dal lavoro; dialogano tranquillamente tra loro e sanno ascoltare e accettare le diversità altrui e solo così diventano un modello efficace per il figlio
· Fin da piccolo, il bambino deve sapere che “ogni uomo è una cosa sacra” … Frase da scrivere sulle pareti della scuola a partire dall’Infanzia fino all’Università. Educare al senso della dignità umana. L’uomo non ha un prezzo, ha una dignità. Offendere l’uomo è offendere Dio. L’uomo è un assoluto, nessuno può servirsene e nessuno può strumentalizzarlo.
· Non perdere tempo ed intervenire quando fa un dispetto a qualcuno. Se fa uno sgambetto, se tormenta il fratello o la sorella. “Pizzica te stesso ed impara come soffrono gli altri”( Proverbio giapponese) . A tutti dobbiamo qualcosa … non esistono uomini di seconda classe: Dio non crea scarti.
· Non devono assistere ad un nostro comportamento spericolato nella guida, ad un linguaggio volgare anche in momenti di irritazione, a grida offensive durante le partite dei figli ….
· Educare i bambini a rispettare le regole, rispettandole per primi a partire dalla puntualità agli incontri della vita. Le regole servono a strutturare la personalità, a sviluppare il senso etico, a formarsi come cittadini, perché sono un mezzo per rispettare gli altri, per vivere insieme agli altri, per contribuire al bene degli altri.
· Devono comprenderle e non accettarle per paura dell’autorità. E' giusto che esprimano le loro opinioni, ma per quanto riguarda le decisioni bisogna distinguere tra le cose che si possono discutere e quelle di cui si può parlare ma che piaccia o no tutti siamo obbligati a fare o non fare. Su quest'ultime, essendo regole fondamentali per la vita individuale e sociale non si può transigere o tergiversare.
· Bisogna saper dire con fermezza “è così e non si fa diversamente” a costo di scatenare un conflitto. Questo è un punto dolente perché molti genitori non sanno gestire il conflitto, per incapacità o per paura di non essere amati: preferiscono cedere lasciando il figlio senza una guida.
· Collaborare con la scuola per imparare il rispetto dell’uomo. Tematizzare la dignità dell’uomo, esigere il rispetto della persona, che non vale per quello che ha, né per quello che sa, neppure per quello che fa, ma per quello che è.
· Imparare che chi è debole non vale di meno di chi è forte… il latte della pecora nera è bianco come quello della pecora bianca… Non basta tollerare gli altri, occorre accoglierli e accettarli nella loro diversità.
La madre
Carissimo Figlio
In
presenza della maestra di tuo fratello tu mancasti di rispetto a tua madre! Che
questo non avvenga mai più, Enrico, mai più! La tua parola irriverente m'è
entrata nel cuore come una punta d'acciaio.
Io
pensai a tua madre quando, anni sono, stette chinata tutta una notte sul tuo
piccolo letto, a misurare il tuo respiro, piangendo sangue dall'angoscia e
battendo i denti dal terrore, ché credeva di perderti, ed io temevo che
smarrisse la ragione; e a quel pensiero provai un senso di ribrezzo per te.
Tu, offender tua madre! tua
madre che darebbe un anno di felicità per risparmiarti un'ora di dolore, che
mendicherebbe per te, che si farebbe uccidere per salvarti la vita!
Senti,
Enrico. Fissati bene in mente questo pensiero. Immagina pure che ti siano
destinati nella vita molti giorni terribili; il più terribile di tutti sarà il
giorno in cui perderai tua madre. Mille volte, Enrico, quando già sarai uomo,
forte, provato a tutte le lotte, tu la invocherai, oppresso da un desiderio
immenso di risentire un momento la sua voce e di rivedere le sue braccia aperte
per gettarviti singhiozzando, come un povero fanciullo senza protezione e senza
conforto.
Come
ti ricorderai allora d'ogni amarezza che le avrai cagionato, e con che rimorsi
le sconterai tutte, infelice! Non sperar serenità nella tua vita, se avrai
contristato tua madre. Tu sarai pentito, le domanderai perdono,
venererai la sua memoria; - inutilmente, - la coscienza non ti darà pace,
quella immagine dolce e buona avrà sempre per te un'espressione di tristezza e
di rimprovero che ti metterà l'anima alla tortura.
O
Enrico, bada: questo è il più sacro degli affetti umani, disgraziato chi lo
calpesta. L'assassino che rispetta sua madre ha ancora qualcosa di onesto e di
gentile nel cuore, il più glorioso degli uomini, che l'addolori e l'offenda,
non è che una vile creatura. Che non t'esca mai più dalla bocca una dura parola
per colei che ti diede la vita. E se una ancora te ne sfuggisse, non sia il
timore di tuo padre, sia l'impulso dell'anima che ti getti ai suoi piedi, a
supplicarla che col bacio del perdono ti cancelli dalla fronte il marchio
dell'ingratitudine.
Io t'amo, figliuol mio, tu sei la speranza più cara
della mia vita; ma non essere mai più ingrato a tua madre. Va', e per un po' di
tempo non portarmi più la tua carezza; non te la potrei ricambiare col cuore.
Tuo Padre.
(dal libro “Cuore “ di Edmondo De Amicis)