La pedagogia della bontà nel Sistema Preventivo

festa di don Bosco 2013


Il metodo della bontà in don Bosco.

Premessa.

·In educazione il peso della testimonianza ha una essenziale valenza in ordine al processo umano globale e primordiale, nel quale entrano ingioco e sono determinanti soprattutto le strutture portanti – potremmo dire i fondamentali – dell’esistenza dell’uomo e della donna: quindi la relazionalità e specialmente il bisogno d’amore, la conoscenza, con l’attitudine a capire e a valutare, la libertà, che richiede anch’essa di essere fatta crescere ed educata, in un rapporto costante con la credibilità e l’autorevolezza di coloro che hanno il compito di educare»(Card. Ruini).Non si può educare a cose che non si vivono in prima persona e non si deve cadere nella trappola dei rimpianti: “Ai miei tempi …. Ma in che mondo viviamo? Oggi è impossibile educare. ”

·Un proverbio cinese afferma: “Chi vuol raccogliere subito deve seminare riso, mentre chi non sa se potrà vedere il futuro di ciò che pianta, deve seminare educazione”. I processi in questo settore sono veramente lunghi, ma l’importante è seminare.

·Don Bosco prima ha sperimentato concretamente e poi ha descritto il metodo che egli utilizzò per aprire le porte del cuore dei giovani, per conquistare la loro confidenza, per plasmare robuste personalità, dal punto di vista umano e cristiano. Il risultatosono i principi del Sistema Preventivo ( Ragione Amorevolezza Religione), che sono la modalità di vivere e di relazionarsi assorbito dall’educazione materna.

·Aquesto proposito Giovanni Paolo II “E’ noto a tutti quale importanza abbia avuto Mamma Margherita nella vita di d. Bosco: Non solo ha lasciato nell’oratorio quel caratteristico “senso di famiglia”, ma ha saputo forgiare il cuore di Giovannino a quella bontà e a quella amorevolezza che lo faranno l’amico e il padre dei suoi poveri giovani

La pedagogia della bontà.

·Bontà è la qualità umana di chi è inclinato o si proponedi fare il bene, di chi agisce per il bene altrui. Non un semplice volere bene, ma volere il bene delle persone e questo bene cercarlo attraverso la rinuncia al proprio egoismo, al proprio tornaconto. Questo presuppone l’accettazione dell’altro nella sua totalità accettando il positivo ma anche il negativo e dando il nostro aiuto per far emergere il positivo e correggere o limitare la possibilità di male. A livello operativo ne deriva il principio di prestare attenzione al potenziale chec’è in ogni persona, alle varie dimensioni dello sviluppo umano: educazione fisica,intellettuale, estetica, morale e religiosa e l’apertura sociale.

·Per educare bisogna scendere col proprio cuore nel cuore del giovane e quando questo risponde tutta l’educazione è assicurata. “In ogni giovane, anche il più disgraziato, vi è un punto accessibile al bene, e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore e trarne profitto” Anche nei casi più sfortunati, nei figli più ribelli e difficilivi sono corde che possono vibrare e compito del genitore e dell’educatore è andare alla scoperta di queste cordicelle che possono far vibrare la vita.

·La pietra miliare è l’affermazione:L’educazione è cosa di cuore … e solo Dio ne è padrone”. In altre parole l’educazione parte dal cuore dell’educatore per arrivare al cuore dell’educando. Un cuore di carne, che si esprime con il sorriso accogliente, capace di comunicare serenità e gioia, capace di dare tempo ( “E’ il tempo che tu hai dato alla tua rosa, che ha reso la rosa importante per te”), capace direndersi disponibile ad accogliere senza limiti di tempo, capace di pazientare sapendo che i tempi dell’educazione non sono rapidi e casuali, ma lunghi e profondi, capace di accettare il più piccolo passo nella crescita, perché “l’ottimo è nemico del bene”.

·E’ la bontà di un genitore, di un educatore che D. Bosco indicava con il termine Amorevolezza, cheè disponibilità totale, simpatia profonda, capacità di dialogo,comprensione. L’amorevolezza è amore percepito: “Non basta amare occorre che i ragazzi si sentano amati”. Nella prospettiva dell’amorevolezza vengono privilegiate le relazioni personali e Don Bosco ama usare il termine familiarità per definire il rapporto corretto tra educatori e giovani.

·Il programma educativo e scolastico, gli orientamenti metodologici e le varie attività a cui dar vita acquistano concretezza ed efficacia, se improntati a schietto spirito di famiglia, cioè vissuti in ambienti sereni, gioiosi, stimolanti. Per don Bosco la scuola, l’oratorio era la seconda casa dei giovani per chi aveva una famiglia alle spalle e la prima casa per chi non aveva famiglia.

·La bontàè un amore che richiede forti energie spirituali: la volontà di esserci e di starci, la rinuncia di sé e il sacrificio, l’ascolto partecipe e l’attesa paziente per individuare i momenti e i modi più opportuni, la capacità di perdonare e di riprendere i contatti.

·Pedagogia in positivo: comprendere e valorizzare il positivo, non lasciarsi trascinare dal disorientamento del primo impatto per quanto è nuovo e diverso … né pretendere che si comportino secondo le nostre regole e secondo le nostre abitudini, che maturino prima del tempo, che siano secondo quanto noi abbiamo sognato. Spesso noi amiamo negli altri ciò che amiamo in noi, e promettiamo.

·Genitore ed educatore solo chi è ottimista: Sottolinea più l’aspetto positivo della persona e del mondo, è entusiasta della vita, è portato a perdonare, non dispera mai nel suo compito di educare.

·La bontà va confusa con l’assecondare i capricci, con il cedere di fronte alle mancanze di rispetto e con il rifiutare i propri doveri. Anche dire dei no è segno di bontà, anche se costa, ma sempre in previsione del bene del figlio, dell’alunno. E don Bosco questo lo sa benissimo, lo ha vissuto nelle relazione educativa conmamma Margherita, madre tenera e nello stesso tempo esigente.

DEI CASTIGHI DA INFLIGGERSI NELLE CASE SALESIANE (1883)

·Principio fondamentale nel Sistema Preventivo “E’ castigo tutto ciò che si fa servire da castigo”.

·Non punite mai se non dopo aver esauriti tutti gli altri mezzi. Il castigo per il castigo non porta da nessuna parte, anzi può creare abitudine.

·Procurare di scegliere nelle correzioni il momento favorevole. Il castigo proprio perché deve essere ragionevole e ragionato deve essere dato non sempre immediatamente.

·Togliete ogni idea che possa far credere che si operi per passione. Si ricorda a questo proposito il famoso detto di Socrate ad uno schiavo, di cui non era contento: “Se non fossi in collera ti batterei”.

·Regolatevi in modo da lasciar la speranza al colpevole che possa esser perdonato. Il castigo non è mai fine a se stesso, ma modalità di conversione e di crescita.

Preghiera dei genitori

Dio Padre, tu ci hai dato l'immensa gioia di essere genitori e ci hai reso
reso custodi del tesoro più prezioso almondo: i nostri figli. Aiutaci ad accompagnarli nella loro crescita con una testimonianza amorevole e costante. Insegnaci ad amare, ad essere dei veri educatori, a vedere nel loro volto la scintilla divina che Tu hai messo in loro. Insegnaci a non aver mai paura nei momenti difficili del loro divenire, ma a trovare sempre in Te forza, gioia e coraggio nell’educarli. O Maria, tu che sei stata la madre e l’educatrice di Gesù, aiutaci ogni giorno a scoprire il progetto d'amore, che Dio Padre ha per i nostri figli. Amen
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