26 ottobre 2012 “Viziatello non è bello” - Educare al sacrificio.
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“È il tempo che tu hai dato alla tua rosa che ha reso la rosa importante per te” (Saint Exupery). Si tratta di tempo di qualità e di tempo di riflessione personale e familiare da regalare ai propri figli per educarli, per aiutarli ad essere quello per cui sono chiamati ad essere.
Principi da tener sempre presenti.
- Regaliamo ai nostri figli e ai nostri allievi una infanzia felice ma non troppo facile, perché educare è aiutare a far crescere, ma, come in natura, anche l’uomo ha bisogno di potatura. Una vite disse al potatore: “Perché mi vieni incontro con quelle forbici? Non sai che adesso i tempi sono cambiati?” E poiché i tempi erano cambiati, il contadino non la potò. Ma in autunno la vite non ebbe uva e il contadino sospirò: “Purtroppo i tempi sono cambiati”. E quando gli amici vennero per assaggiare il vino nuovo, il contadino esclamò: “Non c’è vino nuovo! I tempi sono cambiati”.
- Occorre saper parlare e proporre una educazione alla sofferenza e al sacrificio perché la vita non è zucchero filato, non è un lecca lecca. Ecco come nascono le perle. Un granellino di sabbia penetra attraverso le valve socchiuse della conchiglia, i tessuti della valva reagiscono dolorosamente al corpo estraneo e lasciano cadere sul granello di sabbia, che non possono eliminare, tante piccole lacrime, sono i sali preziosi che formano la perla. Dalla sofferenza di una conchiglia nasce la perla, da quella del bambino nasce l’uomo.
- Esiste una scala per sapere il livello della nostra forza psichica, che stiamo comunicando ai figli ed allievi. Siamo al gradino più basso quando vogliamo senza che costi. Siamo al secondo gradino quando vogliamo a qualunque costo. Al gradino più alto quando vogliamo perché costa. “Fate tutti i giorni due cose, solo perché preferireste non farle” (Psicologo statunitense ai suoi alunni).
- Sono gli ostacoli che rendono forti. La farfalla, mentre tentava di uscire dal bozzolo, rimase immobile per qualche istante, ed ecco l’uomo decise di aiutarla allargando il bozzolo con le forbici, aspettando da un momento all’altro che spiegasse le ali per volare. Ma non avvenne niente e la farfalla passò il resto della vita a strisciare. L’uomo non aveva capito che il foro stretto e lo sforzo per uscirne erano ciò che la natura aveva predisposto perché la farfalla si esercitasse a rafforzare le ali. È l’ostacolo affrontato e superato, che rende forti.
- Attenti al piccolo tiranno con il complesso dell’onnipotenza, che costringe famiglia e società ad adattarsi a lui. Decide cosa mangiare o non mangiare, cosa comprare, condiziona il tipo di vacanze, gli inviti a casa, persino la macchina del padre … “È una peculiarità tutta italiana il comprare qualsiasi cosa in funzione del figlio” (sociologa). Con questi atteggiamenti: il bambino diventa dittatore, ricattatore, egoista fino a rifiutare anche il fratellino. Avendo sempre tutto e subito ritarda la maturazione. Avendo tutto a disposizione non è stimolato ad affrontare la vita. Stop al bambino sovrano e al signorino sempre soddisfatto.
- In concreto occorre mettere il calmiere alle sue continue richieste, ai suoi continui “Voglio questo – me lo compri – regalami quello – che cosa mi dai?”. I no educano alla sofferenza ma danno sicurezza , irrobustiscono l’io, abituano a riconoscere l’esistenza di una autorità, rendono più simpatico il figlio.
Volete un figlio grintoso?
- Non sbucciatemi più l’arancia, non legatemi le scarpe : ormai ho sei anni e forse anche di più. Non portatemi lo zaino, posso portarlo anche io.
- Lasciatemi fare le scale e non fatemi prendere l’ascensore, anche io posso fare a meno della macchina e posso camminare.
- Chiedetemi qual’ è la mia opinione quando discutete a casa o quandosuccede qualche avvenimento: capirò che ho la testa anche io.
- Quando cado non precipitatemi addosso. Lasciate che mi alzi da solo.
- Non compratemi le olive senza nocciolo e non preparate menù speciale per il signore della casa.
- Non ditemi: “Lascia stare, sei piccolo”, ma datemi un incarico, perché anche io faccio parte della stessa famiglia e non sono ospite in casa.
- Non fatemi i compiti e non scusate con motivi familiari la mia negligenza, ma stimolatemi a farli e rendetemi autonomo. Non ricorrete al Tar, ma ditemi più spesso : “Impegnati di più”.
- Non ubbiditemi al supermarket e abbiate il coraggio di dirmi di “no” anche se potete comprarmi ciò che chiedo.
- Insegnatemi che non ho solo diritti, ma anche doveri, che devo saper ringraziare e chiedere scusa. Non sono parole che costano troppo ma allargano i cuori: Grazie! Scusa! Posso fare qualcosa per te?
- Parlatemi anche di Dio, perché certamente non mi farà male.